Dove si trova?

Storia

Nell’ultimo decennio del secolo XIV, durante un breve periodo di rapporti di buona vicinanza fra la repubblica di Venezia ed il comune di Padova, allora retto a signoria da Francesco II da Carrara detto Francesco il Giovane, le due città giunsero a stipulare diversi accordi.

Uno, siglato il 5 luglio 1399, riguardava la revisione dei confini fra i due stati nella zona di Gambarare: con esso Francesco il Giovane concesse che il confine tornasse ad una linea di demarcazione stabilita già nel 1374 allargando il territorio dipendente dalla signoria di Venezia da Dogaletto fino al centro di Piazza Vecchia.

A dare esecutività alle clausole del patto vennero designati due periti veneziani che, l’11 gennaio 1401, procedettero a delineare la nuova linea confinaria piantando a segnale provvisorio dei pali di legno in località significative del territorio.

Essi presero avvio dalla torre di Curano, un forte baluardo militare che era stato eretto dai padovani alla punta della penisola di Giare, e si mossero verso nord spostandosi lungo la riva sinistra di un ramo ormai quasi inattivo dell’antico Brenta a quel tempo chiamato, a causa della sua limitata portata d’acque e del suo greto quasi asciutto, ‘Brentasecca’ e ‘fiume Aterà’ (= interrato).

Dopo aver piantato pali ad indicazione del confine presso la torre di Curano, i due periti posero ulteriori segnali lignei presso il nucleo abitato di Curano, al centro della ‘villa delle Gambarare’ (paese che nel primo Seicento venne ridenominato Piazza Vecchia), a Molin Rotto, a Oriago-Termine, ai Bottenighi.

Quello di Gambarare/Piazza Vecchia fu piantato sulla riva sinistra della Brentasecca presso un ponte, gettato a scavalco del fiume, sul quale transitava un’importante strada del reticolo viario del comune di Padova: la “strada di Sant’Ilario”.

Significativa è la precisazione dei periti che al capo del ponte si alzavano due grandi albere presso le quali essi disposero che venisse piantato “un altro segno e termine dei confini”.

Probabilmente fin dallo stesso 1401 i veneziani iniziarono a sostituire i pali posti dai periti con cippi di termine in cotto.

Della forma e della struttura dei pilastri eretti da Venezia nella zona di Gambarare nel primo Quattrocento rimangono rappresentazioni in mappe e disegni del passato, ma di essi si ha un’immagine viva nel Termine di Oriago, unico fra i cippi confinari allora eretti ad essere ancora in piedi.

Gli altri hanno subito le ingiurie del tempo e sono crollati, compreso quello di Piazza Vecchia, caduto sembra nel primo decennio del Novecento.

Di questo resta un disegno eseguito poco tempo prima, ma aspetto estremamente importante è che si ha certezza del luogo in cui era costruito in quanto, quando cadde, il comune di Mira provvide a mantenerne il ricordo alzando sopra la sua base un tronco di pilastro quadrato in cotto.

Non è improbabile che sotto questa base ve ne sia un’altra, quella di un pilastro di termine veneziano che un trentennio prima si alzava proprio in questa zona, e che vicino rimangano resti dell’antico ponte.

Quasi sicuramente questo era di legno, ma niente contraddice l’idea che potesse trattarsi di un ponte romano in marmo e mattoni.

Mario Poppi

Prima del restauro

Durante il restauro

Scavo e studio archeologico

Sagomatura e ricostruzione mattoni

Ricostruito

Ultimi ritocchi da parte della restauratrice

Dopo il restauro

Promotori

Associazione Hilarius – Gambarare Naturalis

Comitato Cittadini (Bertiato Moreno)

Grafiche e sito web

Fabio Bertiato – Eventi Mira e Gambarare

Progettista e direttore lavori

Arch. Azad Midi

Geometra

Edoardo Radolovich

Alessandro Nalon

Impresa esecutrice

Bolzonella Giovanni S.r.l.

Analisi chimico – fisico degli intonaci

Dr. Guido Driussi

Archeologo

Dott. Rosario Salerno (Dedalo SNC)

Restauratore di beni culturali

Libralesso Andrea

Opere fabbrile

Carlin Officina Fabbrile

Patrocinio

Comune di Mira (VE)

Supervisione

Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna